I passaggi più significativi del discorso di Guarasci

 

Signor presidente, signori consiglieri, il mio primo doveroso saluto, al momento della formazione del primo governo regionale della Calabria, lo rivolgo al popolo calabrese, che ha guardato in questi mesi con trepidazione, ma anche con giustificata speranza, al Consiglio regionale della Calabria eletto il 7 giugno. Ed in primo luogo – consentitemi che io lo faccia – questo saluto io lo rivolgo alla popolazione di Reggio Calabria; ai lavoratori, agli onesti cittadini di una nobile città, a tutti, di ogni ceto e di ogni categoria, che hanno sofferto in questi mesi di frustrazioni, di angoscia e di disperazione (il pensiero del presidente Guarasci era ai sanguinosi moti di rivolta di Reggio verificatisi tra il luglio ‘70 ed il settembre ‘71, che provocarono alcuni morti tra la popolazione civile e le forze dell’ordine, uno anche a Catanzaro, e centinaia di feriti, n.d.r.).

Noi riconosciamo alcuni motivi di carattere sociale ed economico che pure erano alla base della protesta, ma abbiamo il dovere – e dobbiamo avere anche il coraggio – di condannare senza riserve i metodi di sedizione, le sobillazioni inconsulte contro lo Stato democratico e regionalista; dobbiamo avere anche il coraggio di condannare i profittatori, eversivi e reazionari, della rivolta. Questi fatti, questi metodi e questi uomini hanno creato diffidenza, lacerazioni, fratture in una Regione già divisa da tradizioni storiche e da una configurazione geografica che sono gli ostacoli più diretti della difficile convivenza politica tra i partiti.

Ma il saluto mio e della Giunta – io ritengo di interpretarla in questo momento – va, oltre che a Reggio e alla sua provincia, a tutti i calabresi che vivono dallo Stretto ai monti del Pollino, dallo Jonio al Tirreno, dall’Aspromonte alla Sila, ad una popolazione intelligente e laboriosa che, dopo più di un secolo di unità nazionale, ancora è costretta a scoprire le dimensioni del benessere e del lavoro giustamente retribuito con l’emigrazione e con lo sradicamento dalle proprie contrade. Oggi come cento anni fa. Anche se riconosciamo gli sforzi non comuni che l’Italia democratica ha compiuto per rompere le barriere della sua miseria e dell’abbandono. Ma senza retorica e senza il passivo scetticismo, che rappresentano due aspetti deteriori del costume meridionale, ma con la serena coscienza critica di uomini del nostro tempo dobbiamo riconoscere che ancora esistono arretratezze sociali, civili e culturali nella nostra Regione, che sono di una gravità eccezionale.

E fin da questo momento noi dichiariamo che una delle condizioni per l’esito positivo della nostra difficile opera consiste nelle possibilità che ci saranno offerte per superare queste drammatiche divisioni e creare l’unità morale della Calabria, oltre che l’unità sociale e civile. L’unità della Calabria, per quanto difficile e lontana, è una necessità per la nostra esistenza politica è un compito essenziale della democrazia calabrese e della sua classe dirigente.

La presenza di tutti i consiglieri oggi – ed è un fatto altamente significativo – la compattezza del Consiglio regionale nel rivendicare certi diritti nei confronti dello Stato e nel richiedere certe iniziative al Parlamento, crea appunto l’autorità e il prestigio necessari per ottenerli, crea soprattutto la forza di contrattazione e di dialogo con lo Stato.

Pertanto riteniamo doveroso invitare tutte le forze politiche di qualsiasi orientamento, presenti in questa Assemblea, a mantenere almeno  un minimo di unità e di coerenza con se stessi nei confronti dei problemi calabresi. E’ chiaro che il primo appunto va mosso al mio partito, ma ciò non mi esime dal rivolgere un appello accorato a tutte le rappresentanze politiche a fare il massimo sforzo perché nell’ambito della Regione ogni partito abbia una propria posizione. E’ un fatto di civiltà politica e di coerenza. Le forze politiche, a cui ritorna il discorso in questo preciso momento in cui nasce il primo governo regionale, le forze politiche – dicevo – devono ritrovare una loro interna omogeneità e non è possibile volere una cosa a Reggio Calabria e cosa diversa a Catanzaro o a Cosenza. Il richiamo a questo sforzo che deve essere compiuto all’interno delle forze politiche ci porta a considerare altresì, in questo particolare momento, le altre pericolose manifestazioni unilaterali particolaristiche, a cui assistiamo i questi giorni a livello di comuni, di provincia, di Parlamento. Noi non vogliamo discutere l’autonomia o la indipendenza politica, morale o amministrativa di chicchessia. Ma un tentativo di coordinamento, almeno su alcune cose di competenza della Regione, riteniamo debba essere fatto. Se vogliamo positivamente costruire una Regione che ragioni, pur nella diversità delle posizioni politiche e nelle autonomie di tutte le comunità costituite, è necessario combattere le dissociazioni dirette ad approfondire i solchi e gli steccati calabresi. La Giunta, io ritengo, si adopererà perché i problemi di interesse regionale abbiano possibilità di elaborazione nel confronto democratico delle forze politiche nell’ambito del Consiglio come momento culminante e di decisione, ma possono egualmente trovare svolgimento nelle pur necessarie ed auspicate consultazioni tra la Giunta e gli altri enti e i sindacati. Altrimenti si crea il caos politico, la confusione irrazionale e la impossibilità del colloquio e del dibattito democratico. Dico questo perché, dopo il chiaro discorso del Presidente del Consiglio, abbiamo dovuto constatare, nostro malgrado, ancora iniziative contrastanti, proposte ed ostacoli contraddittori, che non sono fatti per creare quel clima di serietà e di fiducia nelle istituzioni, che sono la premessa indispensabile per creare l’unità politica e morale della Calabria. Non si può dissolvere tutto, ogni senso della democrazia per i puntigli  e gli egoismi particolaristici… .

L’elezione del Presidente e della Giunta, dopo tanti rinvii, dopo le prime interne schermaglie polemiche, dopo il disagio che pure ci hanno creato i fatti di Reggio Calabria è già un primo positivo atto per l’avvio di un discorso regionale e regionalistico, per l’avvio di un programma, che non sia una mera ipotesi nominalistica, ma un fatto concreto ed attuativo ancorato ad una precisa volontà politica. I problemi della Calabria sono rimbalzati in questi giorni nel dibattito nazionale. Tutta l’opinione pubblica di fronte ai fatti di Reggio ha capito lo stato di malessere generale della Calabria. E’ questo il senso fondamentale che noi cogliamo da quei fatti al di là di certe intenzioni e di certe strumentalizzazioni. Ebbene, alla Giunta spetterà il compito delle proposte organiche delle priorità, di proporre quello che è stato chiamato in questi tempi il «discorso globale» e che invece sarebbe opportuno chiamare il piano organico di sviluppo economico delle Regione.

Ma penso di potermi assumere la responsabilità di fronte all’Assemblea di assicurare che, pur rimanendo alla Giunta la prerogativa dell’indirizzo politico, essa procederà sempre alla consultazione di tutte le forze consiliari e si avvarrà di tutte le capacità presenti nel Consiglio e presenti nella Regione. Cercheremo cioè di attuare una democrazia di base anche nell’attività operativa e programmatica.

Comprendo l’importanza e la delicatezza dell’alto incarico che mi è stato conferito, che va certamente al di là della mia modesta persona e che si inquadra nel contesto dell’indirizzo politico prescelto e delle forze che lo esprimono, ma sono altresì consapevole che, pur avendo compiti enormi da affrontare, la Giunta nella sua attività operativa parte dal nulla.

Il Governo della Regione non ha una sede; non ha un impiegato; non ha strumenti; non ha mezzi adeguati. Dobbiamo creare tutto dal niente, con l’intelligenza, se ne avremo, e anche con la nostra fantasia. Vi è bisogno perciò non della comprensione, ma della collaborazione di tutte le forze, sia pure secondo il ruolo che ciascuna di esse svolge nell’Assemblea… . In questa fase costituente la Regione ha bisogno di tutte le sue forze… .

Il metodo che noi intendiamo adottare nel nostro lavoro emerso del resto nella pubblicistica comune di questi mesi, sarà improntato alla programmazione regionale, ad una visione globale, di tutte le cose che dovremo fare. La Regione nasce anche per offrire allo Stato italiano una dimensione territoriale ottimale per la programmazione.

I fatti di Reggio Calabria, nell’aggravamento verificatosi nelle ultime settimane, l’isolamento della città, le manifestazioni criminose con l’uso di armi da fuoco, con morti e gravi feriti tra la popolazione civile e le forze dell’ordine, il vuoto politico creatosi con l’assenza quasi totale di poteri democratici riconosciuti capaci di interloquire con gli organi dello Stato, ci richiamano ad una responsabilità fondamentale, richiamano, intendo, tutte le forze politiche democratiche e regionalistiche ad assumere un atteggiamento conseguente e responsabile di condanna e di critica, ma coraggioso e capace di sbloccare uno stato di cose assolutamente insostenibile.

Pur non essendo convinto, ho il dovere di dichiararlo come ho fatto stamane al gruppo (si presume che il presidente si riferisse al Gruppo consiliare della DC, n.d.r. ), in linea di principio, della giustezza costituzionale della decisione governativa di affidare al Parlamento la scelta del capoluogo regionale, ritengo che la situazione generale della Regione, il protrarsi di uno stato di carenza politica e di poteri costituiti, il prolungarsi di una condizione che è di guerra guerreggiata, a parte il giudizio di condanna nei confronti di chi ha inteso sfruttare in termini antidemocratici, antiregionalistici e, per taluni aspetti, addirittura antinazionali, una manifestazione popolare che affonda le sue radici in decenni di frustrazioni e di abbandono, debbano indurci ad accettare la linea di mediazione propostaci per la scelta del capoluogo, sempre che la Regione rimanga l’unico istituto democratico abilitato ad interloquire con lo Stato, con il Parlamento e con il Governo per tutti l’iter della iniziativa… .

Noi saremo fedeli interpreti della legge, saremo democratici e legalitari fino in fondo. Alloggeremo provvisoriamente qui, presso l’amministrazione provinciale di Catanzaro, che per legge deve ospitare le prime funzioni, gli uffici della Regione. Costituiremo in modo definitivo gli uffici del governo nella sede del capoluogo scelta dal Parlamento e dalla Regione, quando questo avverrà. Questa ci è sembrata la via più realistica e più aderente alla situazione di oggi. Sia ben chiaro però che tutto ciò prevede la buona fede e l’accettazione di uno dei principi originari della convivenza politica, che è nato nella notte dei tempi: stare ai patti, stare cioè alle regole, frutto non di patteggiamenti, ma di una libera consultazione democratica.

Il funzionamento della democrazia non può ridursi né ad accordi sospetti o sottobanco, come si è detto, né ad impostazioni arbitrarie ed illecite, né a colpi di mano, ma non può ridursi nemmeno ai ricatti, al ricorso incontrollato della piazza, a manifestazioni di violenza che impongono decisioni che non siano il frutto di una libera dialettica democratica e di confronto pacifico dei punti di vista.

Costituendo gli organi della Regione, così come insistentemente richiesto da tutto il Consiglio regionale nella sua unità istituzionale e politica, noi riteniamo di avere compiuto un’opera di pacificazione, un atto di comprensione e di solidarietà verso tutti i calabresi, verso una Regione che ha bisogno di dimostrare al mondo non solo fierezza e coraggio, ma anche operosità, capacità di iniziativa, forza morale e amore per le libere istituzioni… .

Invitiamo i giovani (questo è un appello che non vuole avere un sapore retorico), i lavoratori, gli intellettuali, le forze politiche, sindacali e culturali calabresi a difendere l’istituto regionale, che nasce dopo tanti disagi, dopo i tanti drammi vissuti in questi giorni, ad aiutarci a costruire una Calabria nuova e moderna, senza municipalismi, ad abbattere le barriere che ci dividono, a ritrovare e a riscoprire, nella collaborazione con tutti, le premesse di un cammino lungo e difficile per il nostro riscatto, che sono scritte appunto negli articoli della Costituzione repubblicana, a riscoprire (riprendo le parole conclusive del nobilissimo discorso pronunciato dal nostro Presidente all’atto del suo insediamento) in tutto il loro valore morale e politico le regole della democrazia nello spirito innovatore che le anima.

Solo attuando queste premesse di lealismo nei valori democratici e repubblicani ritroveremo la vera Calabria, alla costruzione della quale noi vogliamo dare con la nostra opera che ha inizio oggi il nostro contributo, modesto ma certamente in buona fede.